Il cammino della ricerca

Dal 8 al 12 luglio si e’ tenuto a Vienna il 5th forum of european neuroscience. L’appuntamento, a scadenza biennale, rappresenta il momento piu’ importante per il confronto tra tutti coloro che in Europa e non solo svolgono ricerca nel campo delle neuroscienze. Questo meeting si componeva di letture magistrali, 2 al giorno, in cui riconosciute personalita’ nel campo delle neuroscienze mondiali riassumevano i loro originali apporti, c’erano poi simposi durante i quali piu’ relatori affrontavano e approfondivano specifici temi di studio e infine una nutrita sessione di posters (circa 1000 al giorno per 4 giorni!) con i quali, in forma immediata e di rapida lettura ogni ricercatore poteva presentare i propri dati a chi si dimostrasse interessato alimentando un proficuo dibattito scientifico ricco di utili suggerimenti e spunti di ricerca. S.P.I.N.A.L. era presente con un intervento orale tenuto dal Prof Nistri al simposio ‘Spinal locomotor networks: basic properties and applications to neurorhabilitation after injury’ e da due poster nella sessione ‘Motor system: spinal cord’. Durante il suo intervento il Prof Nistri ha presentato ai molti intervenuti le nuove acquisizioni sul funzionamento dei circuiti spinali che regolano la locomozione ottenute dall’interpretazione dei dati sperimentali raccolti insieme a me negli ultimi tre anni. Il contributo, che ha suscitato interesse e un fertile confronto, ha cercato di fare il punto su di un tema al quale al momento vengono dedicate molte attenzioni: Come sono organizzate tra loro le cellule che nel midollo spinale permettono di esprimere le piu’ elementari regole della locomozione quali l’alternanza dei due arti e quella tra gruppi muscolari tra loro antagonisti? Quali sono, cioe’, le connessioni tra le cellule nervose del midollo spinale che fanno si che la volonta’ di iniziare il passo si traduca in una sincronizzata attivazione dei muscoli necessari al compimento del gesto?
Questa la difficile domanda che ha trovato alcune risposte nel nostro contributo delineando intriganti prospettive per la direzione futura della ricerca su questo argomento.
E’ davvero molto importante comprendere quali siano le regole che permettono al midollo sano di dettare ai muscoli degli arti inferiori i giusti comandi per contrarsi in ordinata sequenza e velocita’. Questo per poter capire cosa succede in seguito ad un trauma spinale cronico e come poter in parte utilizzare queste preziose informazioni per ristabilire un cammino funzionale nelle lesioni complete e non. Allo stesso simposio era presente anche il Prof Kiehn dal Karolinska Institute di Stoccolma che ha posto invece l’attenzione sulla diversita’ geneticamente preordinata delle cellule che compongono la parte del midollo spinale dedicato alla locomozione. Conoscere quanto piu’ nel dettaglio le cellule che compongono il midollo spinale, le loro peculiarita’ molecolari e il loro specifico ruolo nel realizzare la locomozione risulta importantissimo nella prospettiva di individuare bersagli piu’ utili di altri su cui concentrarsi per ripristinare il movimento. Insomma esistono primi attori nel midollo spinale? Le cellule spinali sono cioe’ tutte uguali o le loro caratteristiche le rendono diversamente partecipi durante la locomozione? E’ dimostrato che alcuni tipi cellulari siti nella parte profonda del segmento lombare recitano il ruolo dei protagonisti e queste potrebbero risultare piu’ preziose di altre nel recuperare il deficit motorio indotto da un trauma. La domanda che non ha trovato risposta nell’intervento del Prof. Khien e la stessa su cui al momento si stanno concentrando gli sforzi del laboratorio S.P.I.N.A.L. e’ la seguente: sono questi diversi tipi cellulari ugualmente vulnerabili agli eventi tossici che seguono un trauma del midollo spinale.
Il simposio, che di tutto il congresso ha rappresentato sicuramente il momento di maggior interesse per coloro che svolgono ricerca sul midollo spinale, prevedeva anche un aggiornamento sui progressi della ricerca clinica riportato dal Prof Dietz di Zurigo e la Prof.ssa statunitense Susan Harkema. Le loro presentazioni utilizzavano numerosi contributi filmati che mostravano i risultati ottenuti sui loro pazienti applicando le ultime metodiche di terapia neuroriabilitativa. Questi protocolli riabilitativi prevedono di porre il soggetto mieloleso su di un tapis roulant a bassissima velocita’ mentre un imbracatura dall’alto sostiene il peso del corpo per mantenere una posizione eretta. A questo punto, le braccia di un paio di terapisti o nel modello piu’ evoluto, una serie di tutori meccanici collegati ad un motore computerizzato, sospingono le gambe del soggetto mieloleso posto in stazione eretta facendogli riprodurre, piu’ o meno inconsapevolmente a seconda del grado di incompletezza della lesione, il movimento del passo. Quando riproposto intensamente e con continuita’, come spiegato dalla Prof. Harkema, questo esercizio e’ in grado di plasmare il midollo spinale sottolesionale anche dopo molti anni dal trauma si da restituirgli la capacita’ di mantenere la postura verticale e la deambulazione. Dalla sua prima introduzione nel 1996 questo metodo e’ sempre stato ristretto agli esiti di una lesione spinale incompleta ma durante la presentazione e’ stato mostrato l’incoraggiante successo ottenuto in un caso di lesione completa anche se ulteriori conferme sono necessarie prima di poter validare questo eclatante risultato.
Nei 4 giorni di congresso si sono succeduti molti altri simposi e posters dedicati a cellule staminali, cellule gliali della mucosa olfattiva, e diversi supporti e tipi cellulari indicati per indurre la rigenerazione delle fibre interrotte da un trauma. Tuttavia, al termine dell`evento, e’ rimasta l’impressione che tra i molti approcci proposti forse proprio la neuroriabilitazione sembra essere la frontiera piu’ ricca di promettenti sviluppi per restituire ai tetra-paraplegici un recupero funzionale. Probabilmente la direzione in cui si concentreranno nell’immediato futuro gli sforzi della farmacologia, della bioingegneria della fisioterapia nel tentativo di sfruttare al massimo le residue funzioni che rimangono nel midollo spinale dopo un trauma ma che in molti casi potrebbero risultare scomparse per il disuso e la mancanza di stimoli opportuni.
Insomma dopo il miraggio della rapida iniezione miracolosa che in molti ci hanno promesso negli ultimi 10 anni, verrebbe da concludere dicendo che per il futuro i mielolesi dovranno sudare, e molto, per guadagnarsi qualcosa….come di consueto del resto!

pubblicato sul n.10 El Cochecito agosto 2006

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