Il laboratorio Spinal occasione di formazione per i più talentuosi liceali del Friuli Venezia Giulia

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il laboratorio Spinal di Udine, per quanto primariamente orientato alla produzione di originali risultati scientifici nel campo della ricerca sulle lesioni spinali a livello internazionale, avverte anche la responsabilità di formare alla ricerca scientifica sperimentale e l’importanza di sensibilizzare i giovani del territorio sui temi della sicurezza stradale e dell’abuso di alcol. Gli incidenti causati da abuso di bevande alcoliche sono all’origine di molti traumi al midollo spinale. Di seguito l’esempio di uno dei progetti avviati dal laboratorio in collaborazione con un liceo regionale.

Erica Zammattio

Mi chiamo Erica Zammattio, vengo da Aviano, vicino a Maniago.
Ho studiato al liceo scientifico Vendramini di Pordenone e l’estate scorsa ho fatto qui, al Laboratorio Spinal, tre settimane di tirocinio durante il quale ho realizzato un piccolo progetto.

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Rita: Come mai hai deciso di fare questo tirocinio?
Erica: Mi è stato proposto dalla scuola: è una opportunità che viene offerta ad ogni studente, durante l’estate tra la quarta e la quinta superiore. Durante il tirocinio si approfondisce un argomento e lo si formalizza in una tesina. Nel mio caso l’argomento assegnatomi dal dott Taccola era “L’effetto dell’etanolo sulla conduzione dell’impulso elettrico lungo le vie discendenti del midollo spinale”

R. Hai accettato questa proposta rispetto ad altre, perché? Che cos’è che ti ha colpita, convinta?
E. Si trattava di un progetto un po’ particolare, destinato agli allievi con un buon rendimento scolastico, me lo hanno proposto ed io ho accettato.

R. Giuliano, come è nata idea di un simile argomento?
Giuliano: Ho pensato a che cosa mi sarebbe piaciuto vedere a 17 anni entrando in un laboratorio scientifico, ho pensato che forse era il caso di dare agli studenti un progetto più loro, qualcosa che li facesse sentire più partecipi a quello che stavano studiando e analizzando. In simili iniziative per gli Istituti superiori, in genere, l’esperienza si riduce ad uno stage osservativo: gli studenti stanno in laboratorio e annotano e seguono gli esperimenti eseguiti dai ricercatori. Così l’anno scorso ho deciso di provare a dare all’esperienza una connotazione tutta nuova per cercare di aumentare l’impatto che avrebbe potuto avere su di loro. Ho affidato loro un mini progetto scientifico che richiedesse un discreto approfondimento teorico, la realizzazione di un esperimento di elettrofisiologia e l’analisi statistica dei dati. Ho pensato a questo anche riflettendo che al mio liceo scientifico non c’era nulla di simile.

R. E’ andata così, Erica?
E. Ho avuto la possibilità di lavorare in prima persona, sul campo, invece di fare una ricerca bibliografica o un’esperienza prettamente osservativa. Ho avuto la possibilità di lavorare a fianco di un team che sta conducendo una ricerca, ho avuto la possibilità di capire che cos’è realmente il lavoro di laboratorio.
Non è stato complicato anche perchè ho avuto la possibilità di essere seguita, aiutata.

Giuliano: Durante la prima settimana Erica, autonomamente, ha approntato la parte di studio della letteratura scientifica e di introduzione dell’elaborato. Nella settimana successiva abbiamo fatto assieme un esperimento in laboratorio. Da questa prima esperienza Erica ha sviluppato le conoscenze minime necessarie per analizzare i dati, illustrarli e discuterli.

R. Quali conclusioni avete raggiunto?
E. Dal nostro esperimento è emerso che l’etanolo ha un effetto nel rallentare la velocità di conduzione delle fibre spinali discendenti, quelle che dal cervello inviano i comandi motori volontari agli arti inferiori. Questo significa che, per esempio, nella necessità improvvisa di arrestare un veicolo in corsa, un eccesso di etanolo potrebbe rallentare il tempo che trascorre tra l’intenzione di premere il pedale del freno e l’attivazione dei motoneuroni spinali responsabili della flessione del piede.
Fino ad ora ci si è concentrati sugli effetti cerebrali dell’alcol nella riduzione delle facoltà intellettive e nella percezione del pericolo ma, dalla mia tesina sperimentale, viene evidenziato un aspetto che forse meriterebbe maggior attenzione: l’effetto dell’etanolo sul midollo spinale. Abbiamo riscontrato effetti dell’etanolo sulle fibre spinali a concentrazioni inferiori a quelle utilizzate in altre preparazioni sperimentali simili per valutare gli effetti sul cervello.

R. Quanto ti ha coinvolto il tema che Giuliano ti ha proposto, quanto ti è sembrato interessante ? (credo che il pensiero di studiare gli effetti dell’etanolo potrebbe anche risultare noioso…)
E. Un argomento interessante per quanto mi riguarda. Sono giovane e conosco i miei coetanei, vedo amici che bevono e si mettono alla guida, vedo che il consumo di alcol è in crescita. Capire che il danno che l’etanolo provoca è reale e quale sia l’implicazione del consumo di alcol soprattutto in relazione alla guida, sono argomenti che mi hanno colpito molto. Spero che il mio lavoro possa essere servito almeno a coloro cui l’ho mostrato.

R. A chi l’hai mostrato?
E. Ai miei compagni di classe…

Giuliano: Credo che il lavoro di Erica meritasse e meriterebbe un maggior risalto perché si configura come una diversa modalità di comunicazione: al di là di tutti i buoni motivi reclamizzati dai media per cui non mettersi alla guida dopo aver bevuto, uno studente di liceo mette a disposizione un dato scientifico, dimostrato in vitro. Una sua esperienza da condividere con i coetanei, appunto.

R. Per quanto ti riguarda questa esperienza che cosa ti ha insegnato? Ti ha entusiasmata? Ti ha fatto ripensare alla scelta dell’Università?
E. Credo di aver avuto un’occasione più unica che rara, penso che siano pochi i ragazzi di 17 anni che possono mettere piede in un laboratorio e lavorare a fianco di persone esperte. Ho capito come funziona un laboratorio di ricerca di base. E’ un lavoro che mi piace anche se non è il lavoro che vorrei fare per tutta la vita: non da certezze, è una continua ricerca verso qualcosa che non sai, è un continuo andare avanti. Non so se è il tipo di lavoro più adatto a me.
Naturalmente questa esperienza mi ha fatto conoscere nuove possibilità di studio cui non avevo pensato come le biotecnologie sanitarie, vedremo…

R. Come è stato il rapporto con i ragazzi che lavorano nel laboratorio?
E. Per quanto ciascuno avesse un suo preciso carico di lavoro (stavano preparando un articolo da pubblicare) mi hanno sempre seguita, aiutata: io ero obiettivamente un peso anche perché ero completamente digiuna, anche rispetto ai programmi di computer, avevo bisogno di supporto e loro molto generosamente me l’hanno dato